La Legge di Bilancio 2024 ha da poco introdotto alcuni cambiamenti. Ferma restando, in questo momento, l’età minima per l’accesso alla pensione di vecchiaia pari a 67 anni (avendo almeno 20 anni di contributi versati), ricordiamo che il sistema di calcolo è ora quello contributivo per tutti i periodi di lavoro dal 1996 in poi, più penalizzante rispetto al sistema retributivo, utilizzato precedentemente.
Se, invece di attendere i 67 anni di età, si vuole andare in pensione prima, esistono le famose “quote”. Ad oggi siamo arrivati a quota 103, vale a dire che con 62 anni di età (almeno) e 41 anni di contributi versati (almeno) è possibile anticipare la pensione. Oppure, a prescindere dall’ età, si può farlo avendo versato almeno 41 anni e 10 mesi di contribuzione per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Ovviamente, l’aspetto non positivo è che in tal modo si riduce l’ importo che si percepisce , in particolare per gli anni che precedono il compimento dei 67 di età. Peraltro, in tal caso, anche per chi ha contributi pre-1996, si applica solo il calcolo contributivo e non quello misto.
Il risultato delle ultime modifiche è che a partire dal 2024 si prevede che andranno in pensione circa la metà delle persone rispetto a prima, con il risultato che il Governo dovrà sborsare meno soldi per i pensionati, cosa nel tempo resasi necessaria a fronte della crescente mole di pensionati e relative pensioni percepite rispetto a chi nel contempo lavora e finanzia le casse dell’ INPS.
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